Premessa

Questo testo e' l'inizio di un libro aperto con il quale tutti Voi, architetti, professori, responsabili e studenti della facoltà di architettura, siete invitati ad esprimere le vostre idee o suggerimenti per “salvare la nostra universita'”. Dopo aver raccolto le vostre opinioni verrà pubblicato un libro, entro un anno, nel quale, per la prima volta, si potranno trovare insieme i nomi e le idee di architetti famosi, professori, responsabili del settore e giovani studenti.
Le opinioni, basate sulla esperienza di famosi architetti, sulla professionalità dei docenti, sulla competenza dei vertici dell'università e sulla volontà ed esperienze di giovani studenti, saranno il punto di partenza per un dibattito e un confronto che mira a modificare l’insoddisfacente stato attuale della “nostra università”.
Tutto questo vorrà essere il nostro libro.

Potrete esprimere e comunicare:
_ le vostre idee su argomenti che in qualche modo hanno un rapporto con architettura e università;
_ le vostre critiche e i vostri suggerimenti per migliorare l’offerta formativa;
_ la vostra opinione sul blog e i vostri suggerimenti per renderlo più interessante e attivo, attraverso anche le vostre comunicazioni che saranno oggetto di nuovi sondaggi.

Della prima stesura di questo saggio, qui di seguito pubblicato, ne sono state stampate solo 100 copie numerate (1/100, 2/100, ... e 100/100), alcune delle quali sono destinate ad architetti famosi, a professori e responsabili dell'università. Delle restanti copie ne verrà fatto omaggio alle persone che si adopereranno per completare questo libro.


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*Per scrivere i commenti, vi chiedo di registrare i vostri dati, cosi quando il libro verrà pubblicato, potrete trovare i vostri nomi accanto alle vostre idee e in più, se sarà necessario, avrò' la possibilità di contattarvi.


sabato 5 luglio 2008

Un muro senza fondazione

Ali Shakeri Shemirani
Giugno 2008





... dedicato a tutte le persone
che amano e rispettano l’architettura




Perdonatemi per gli sbagli grammaticali e per le frasi povere che troverete in questo libro. Volutamente ho rinunciato all'aiuto di esperti per correggere il testo. Poiche i lettori di queste 100 copie sono architetti o persone che lo diventeranno, vorrei che ognuno di loro "trovasse" il proprio libro partendo da queste pagine per poter aiutare "la nostra architettura".



Io:

sono nato a Tehran nel dicembre del 1980. Mia madre, laureata in lingua inglese, è la prima produttrice indipendente iraniana di film ed è stata membro di giuria di tanti festival nazionali ed internazionali. Una grande donna che mi ha dovuto insegnare anche caratteristiche di un maschio, visto che dopo aver divorziato da mio padre quando avevo 6 anni, mi ha cresciuto con l’aiuto di una nonna fantastica. Mio padre invece parla quattro lingue e dopo aver studiato in Inghilterra nelle materie Banking Management, International Law e la Letteratura inglese ha lavorato nei ruoli alti della banca nazionale e del ministero del petrolio, sia prima della rivoluzione che dopo ed è stato anche professore dell’università in lingua inglese. Devo dire che non ho mai visto una persona che abbia così tanta determinazione in quello che fa. Nonostante non avesse mai studiato architettura, durante la costruzione di un edificio nel suo terreno leggeva libri sulla scienza delle costruzioni e un giorno ha denunciato e ha fatto arrestare un costruttore per non aver usato ferri adatti per un pilastro..., cosa di cui io ancora dopo cinque anni di studio di architettura non ho nemmeno una minima idea.

Le mie due care sorelle, dopo aver studiato nell’università dell’arte, lavorano in campi come grafica, interior design e nel cinema come scenografo o attrice.

E io, a 22 anni ho deciso di venire in Italia a studiare architettura. Prima di venire ho lavorato come assistente alla scenografia di due film. Da quando ero bambino mi piaceva molto l’architettura ed ogni tanto disegnavo delle planimetrie e le facevo vedere a mio zio che è un architetto. Mi ricordo di aver creato, quando avevo 10-12 anni, un piccolo laboratorio sotto le scale della nostra casa per creare dei modellini in legno. Una volta, con materiali rimasti dopo la ristrutturazione della nostra casa, ho realizzato in giardino una camera con mattoni e la malta in cemento. Ma prima di poter pensare come potevo realizzare il tetto è stata distrutta da mia madre, perché avevo rovinato il nostro giardino. Non so come avevo fatto la malta, ma devo dire che per loro è stato difficile farlo crollare, nonostante non avevo pensato alla fondazione.

Il resto del mio tempo libero avevo degli attrezzi in mano cercando qualcosa in casa che non funzionasse per tentare di ripararlo, e grazie alle mie curiosità e i miei interventi, nella nostra casa si poteva trovare sempre qualcosa che non funzionasse.

Disegnare e realizzare le cose a me è sempre piaciuto e quando ho cominciato l’università a Roma, dopo aver studiato solo 23 ore di lingua italiana, ero molto contento di essere sulla strada che mi portava verso i miei obiettivi. Mi ricordo che per non saper bene la lingua, dovevo sempre aspettare che gli altri ragazzi finivano i loro esercizi per poter capire esattamente che cosa dovevo fare e poi, con qualche settimana di ritardo consegnavo i miei lavori.

Prima dell’inizio del secondo anno, a settembre 2003, sono tornato a Tehran e mi sono sposato con la mia fidanzata. Lei studiava lingua italiana a Tehran e mi ha aiutato molto in questi anni. Mi ricordo che nel primo anno, tutti i giorni, tornavo a casa a scrivere su internet tutte le parole che non sapevo, e lei mi aiutava a trovare le definizioni sul dizionario, così il giorno dopo potevo averle già pronte. In questo modo, al primo anno, ho potuto fare anche esami come storia e materiali. Devo dire che in quel periodo avevo un grande problema anche per le conversazioni semplici, ma dopo aver studiato 10-15 ore al giorno nell’ultimo mese prima degli esami, in qualche modo, riuscivo a dimostrare di aver studiato bene.

Io non sono mai stato un bravissimo studente nella scuola e in genere avevo il voto medio di classe, ma da quando ho cominciato l’università ogni giorno che passava mi piaceva sempre di più studiare e fare ricerche.

Al secondo anno dell’università il mio professore di laboratorio di architettura degli interni, Giovanni Rebecchini, mi ha offerto un lavoro nel suo studio per un mese. Nello stesso anno e quello successivo lavoravo nella Scuola Iraniana cinque ore al giorno come insegnante dello sport e nella biblioteca della scuola, e per motivi economici ho dovuto rallentare gli studi. Ma poi ho deciso di lasciare il lavoro per poter finire l’università al più presto. Ogni anno che passava rimanevo più deluso dell’ università. Qualche volta pensavo che se rimanevo nel giardino della nostra casa a finire il tetto di quella camera o a farne un’ altra ma con la fondazione forse oggi sarei stato più avanti rispetto ad allora!

L’università:

Per me, vuol dire quell’ambiente che ti fa conoscere tutte le strade principali del mondo nel quale hai deciso di esprimerti. E poi, dopo averti fatto conoscere quelle strade, ti fa spazio perché tu possa guidare nelle strade secondarie, esistenti o da creare, e magari anche poter allungare ed approfondire quelle principali.

Ma purtroppo ho visto un’ università, simile alle altre, dove ci sono degli autisti, bravi e non bravi, che guidano velocemente senza spiegarti bene quello a cui hai diritto e dovere di sapere e ti chiedono di non discutere e fare tutto quello che dicono loro. Poi finita la scuola di guida, ti lasciano una patente in cui è dichiarato che sei bravo a guidare, ma è una dichiarazione falsa e solo falsa!

Io non sono venuto qui a prendere la patente, la patente che è stata inventata dopo che il mondo vedesse architetti come Bernini. Io sono nato per diventare architetto e non mi interessano le patenti e le dichiarazioni false, perché vivo solo una volta e la voglio vivere davvero.

Oggi le maggior parte delle facoltà di architettura sono come le scuole di nuoto, nelle quali, gli studenti sono seduti al bordo della piscina e c’è un insegnante che parla di nuotare ed ogni tanto fa dei gesti e movimenti per spiegare come si fa la rana, il crawl ... Per qualche anno ci ripetono le stesse cose senza lasciarci tuffare nell’acqua per vedere se sappiamo nuotare o no. Poi come esercizio ci chiedono di ripetere alcuni dei loro gesti fuori dall’acqua e senza inventare qualcosa di nuovo. Arrivando ai giorni di revisione vengono a criticarci perché stiamo muovendo le mani a rana in modo sbagliato, senza capire che in quel momento stavamo cercando di fare crawl. E noi che siamo entrati nella scuola per imparare ciò che amiamo, a metà strada perdiamo il nostro obbiettivo, la nostra volontà e creatività e l’unica cosa a cui pensiamo è passare quell’esame e fare tutto ciò che ci chiede il nostro professore senza difendere le nostre idee e il senso per il quale stiamo lì.

Arrivando al secondo o terzo anno il nostro obbiettivo diventa, ormai, solo prendere la laurea, quella laurea che sappiamo bene non ha nessun senso e pensiamo a doverla prendere per poter entrare nel campo lavorativo per cominciare ad imparare da zero.

Oggi nell’università i professori imparano molte cose dalla creatività dei giovani, ma invece di ricambiare questo favore, gli fanno perdere questa creatività.

Con tutto il rispetto che ho per il mio obbiettivo, la mia idea dell’architettura, l’università e verso pochi professori bravi che ho avuto in questi anni, dopo aver fatto 28 esami fino a luglio 2007, con un voto medio di circa 27, e dopo aver fatto un master di 1200 ore al di fuori dell’università sull’ utilizzo di nuove tecnologie e materiali, e nonostante la tesi fosse pronta per potermi laureare a luglio 2008, rinuncerò a questo certificato falso e vorrei riprendere la mia strada per trovare le persone brave e disponibili ad aiutarmi a diventare architetto.

Architettura:

è quella nella quale, la porta, il pavimento, la camera o qualsiasi altra parola non hanno nessun significato da sola, e può entrare nel campo dell’ architettura, da quando cominciano ad avere identità; come porta del bagno, porta del bagno pubblico, porta del bagno pubblico di una biblioteca in un paese di nord Africa che è stata realizzata con mattoni rossi ... Poi comincia a prendere forma, una porta in legno, una porta in legno impermeabile, una porta in legno impermeabile verniciato di colore bianco... Infatti, l’architettura è un mondo di definizioni e identità collegate. L’architettura è una catena dei singoli elementi che hanno preso le loro definizioni e identità da quando sono diventati parte della catena, cioè una cosa insieme.

L’architettura per me è un mondo che per definirlo posso cominciare da qualsiasi parola e continuo a parlare senza finire e senza poter dare una definizione completa.

L’ architettura è la strada avventurosa, affascinante e complessa per capire e sperimentare, nella quale tutto ciò che ha preso la sua minima identità e collegamento con gli altri elementi, viene condizionato dalle nuove idee e situazioni inaspettate che intervengono a modificare e completare le loro identità nel percorso costruttivo.

L’ architettura è una delle poche parole come identità, amore, amicizia, conoscenza, volontà, destino, bellezza, dio, felicità, sentimento, creatività... che ha una definizione da sola, ma è inspiegabile. Il motivo per il quale non possiamo definirle, è che per forza dobbiamo usare almeno una di queste parole inspiegabili per definire l’altra. Quindi si crea un cerchio di parole che da qualsiasi punto partiamo, alla fine, passeremo per forza dal punto di partenza senza dare una risposta completa.

L’architettura è una cosa che nessuna lingua al mondo è capace di spiegare e la possiamo comunicare solo tramite immagini e costruzioni e che possiamo solo guardare e sentire in silenzio.

L’architettura è la parola per la quale devo prendere un grande fiato per spiegarla, un fiato che non ha nessun essere umano. Perciò per capirla è meglio cercarla nella natura. Quella che capisci dalla natura è la tua architettura, e un buon architetto non può passare vicino al mare, sotto il sole, contro il vento... o accanto a un albero senza guardarlo bene, capirlo e rispettarlo.
La natura è la più grande e la più completa architettura, capace di raccogliere tutte le cose viventi e non viventi.

Matematica:

Per me non è altro che ragionare, pensare e motivare le cose accadute o che possano accadere o essere create. Quindi tutti noi nella nostra vita utilizziamo la matematica per fare qualsiasi cosa e per poter trovare un rapporto fra le cose. Chi cerca di utilizzare il più possibile la matematica nella sua vita ha la maggiore possibilità di arrivare ai suoi obbiettivi. Ma non dobbiamo dimenticare che anche nella matematica ci sono delle cose indefinite.

La matematica non è il logaritmo, non è la derivata o l’integrale. Questi sono metodi per calcolare alcune cose, i metodi che quasi mai dobbiamo utilizzare nella nostra vita e nell’attività professionale. Oggi la matematica viene insegnata senza considerare la sua realtà e il suo ruolo nella nostra vita e per questo, viene dimenticata dopo qualche mese.

Come mai non dimentichiamo alcuni metodi come: moltiplicare, sommare,dividere o sottrarre?
Non è forse perché sappiamo a cosa servono nella nostra vita e li utilizziamo spesso?

Perché invece dimentichiamo alcuni metodi come: integrale o derivata?
Non è forse perché non sappiamo a cosa servono e perché non li utilizziamo mai?

Oggi ci sono molti insegnanti di matematica che, a parte le formule, hanno capito poco di matematica e non sanno usarla nella loro vita. Invece ci sono delle persone che nonostante non sappiano scrivere un integrale o una derivata, usano molto bene la matematica nella loro vita.

Secondo me il problema non è studiare le formule che comunque serviranno per poter aumentare la nostra capacita' di ragionare ed affrontare le cose semplici e quelle complicate. Il problema è che queste formule, sia nella scuola che nell'università, vengono insegnate senza esempi concreti nella nostra vita quotidiana o nell'attività professionale. Per questo motivo non vengono capite bene ed utilizzati più e quindi verranno dimenticate presto.

Per me, nella facoltà di architettura la matematica deve essere integrata nella scienza delle costruzioni e deve essere spiegata anche al di là delle formule che inevitabilmente saranno dimenticate dopo qualche mese, ma tramite casi ed esempi concreti nel settore dell’architettura. Esempi nei quali, lo studente tocca il pilastro, la trave... e può vedere la deformazione o il crollo di un incastro di un balcone, dopo essere stato sottoposto ad un carico maggiore di quello calcolato.

Gusto:

È un’altra parola del cerchio delle parole inspiegabili.
L’unica cosa che mi sento dire e che secondo me a differenza di quella frase comune: “gusto è una cosa personale”, nel campo dell’architettura le scelte che vengono fatte sulla base del gusto molte volte possono essere criticate o cambiate, perché la maggior parte di quello che chiamiamo gusto è la nostra conoscenza e sapienza, e ha una logica scientifica. Per esempio supponiamo che io( ancora non architetto) decido di arredare la mia camera, nel modo che a me piace di più (rispetto al mio gusto). Ma il giorno dopo arriva un’ architetto che ha studiato la tonalità dei colori e il loro effetto sull’uomo, la posizione dello specchio rispetto alla scrivania o il letto, quantità e tipologie dell’illuminazione... e dopo aver conosciuto le mie caratteristiche, per esempio: colori che con il passare del tempo inconsapevolmente mi hanno dato più piacere per diversi motivi (magari avere un giocattolo di colore viola che è stato il giocattolo più bello e più importante, quando ero bambino), mi cambierà completamente l’arredamento della mia camera e mi crea uno spazio che a me piacerà molto di più (secondo il mio gusto). Perciò per me il gusto di una persona può essere sempre migliorato senza diventare uguale al gusto di altre persone.

Oggi vediamo molti casi, come vestire o scegliere la macchina nei quali il gusto sta perdendo sia la parte personale che la parte scientifica e il commercio ci fa credere che la cosa più strana e diversa è più bella e se un giorno il colore blu va di moda tutti dobbiamo vestire in blu. Questa cosa è la caratteristica della strada di oggi dell’umanità che la sta portando a farla diventare come un robot senza personalità e responsabilità.., che è un’altra storia, per la quale non c’è spazio per parlarne in questo libro.






...Forse gli studenti non hanno nessuna colpa, con questo tipo di insegnamento !
...Forse i professori non hanno nessuna colpa, con questo tipo di università !
...Forse i responsabili dell’università non hanno nessuna colpa con queste situazioni economiche e politiche!

Ma noi, studenti, professori, responsabili, che siamo nati per essere architetti,
davvero vogliamo andare avanti cosi?
Non abbiamo forse il dovere di cambiare la nostra università?






Buona fortuna.
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